When Will It Be Tomorrow di Sylvia Plachy

di Antonella Simonelli

 Il 22 giugno si è inaugurata presso il Museo di Roma in Trastevere la mostra retrospettiva “When Will It Be Tomorrow “della fotografa americana di origini ungheresi Sylvia Plachy e vi rimarrà fino al 2 settembre. La mostra è curata da Gabriella Csizek e fa parte di Fotoleggendo il festival della fotografia di Roma che quest’anno è alla sua quattordicesima edizione.

“Quando sarà domani? Era quello che chiedevo ogni notte prima che mia madre mi baciasse e spegnesse la luce. Non c’era risposta, solo una bambina, una brezza che passava attraverso una finestra aperta e il cielo celeste.”

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Proprio da queste parole prende l’avvio la mostra di Sylvia Plachy, un excursus di circa centoventi stampe, sessant’anni del suo lavoro dal 1958 al 2018.

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Il suo modo di fotografare è una “ribellione contro la tirannia della progressione del tempo”, esiste solo l’incanto del legame che si crea tra la fotografa e ciò che vede. Nelle sue foto non c’è sguardo, non c’è posa, non c’è composizione programmata. Il soggetto non si accorge dello scatto, ne lo scatto è pura e semplice registrazione del visibile, non è neanche l’esperienza dell’autrice, ma piuttosto la magica connessione tra la fotografa ed il suo oggetto.

La sua fotografia esprime una verità immediata, che precede il momento in cui l’elaborazione cosciente ne coglie il significato.

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E’ proprio questo che caratterizza le sue immagini e le pone al di fuori del tempo. Immagini che producono calore, immediatezza, fascino, profondamente sovversive per la razionalità del nostro tempo. Quindi il suo stile non si preoccupa della tecnica, l’errore a volte diventa il suo tratto distintivo. Quando scatta cerca di far sparire tutto ciò che la circonda, perfino se stessa. Non ama riflettere sulla fotografia o spiegare le sue immagini “preferisco odorarle e comprenderle con l’istinto”

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André Kertész amico e mentore di Sylvia Plachy, riguardo alla sua fotografia ha detto: “Non ho mai visto il momento percepito e intrappolato nella pellicola con maggiore intimità e umanità.”

La mostra promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale-Sovraintendenza Capitolina ai Beni Culturali è prodotta da Robert Capa Contemporary Photography Center, Budapest, Ungheria, con il supporto dell’Accademia di Ungheria in Roma. A cura di Gabriella Csizek. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

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Museo di Roma in Trastevere, Piazza S. Egidio 1/b Roma

23 giugno – 2 settembre 2018

source: www.arte.it

Norway Texas di Gianni Galassi

di Antonella Simonelli

Il 27 febbraio , presso il Leica Store di Piazza di Spagna a Roma, si è inaugurata la mostra Norway Texas del fotografo Gianni Galassi.

La prima curiosità era capire che rapporto ci potesse essere tra la Norvegia e il Texas. Galassi lo spiega “ Ho visitato luoghi a me sconosciuti eppure carichi di atmosfera che il cinema ha reso a tutti familiari. La stessa evocata dalle scenografie del capolavoro di Wim Wenders, Paris Texas….”

Il lavoro esposto in mostra nasce da un viaggio in Norvegia, a bordo del postale che collega Bergen al confine russo.

Si potrebbe pensare che Galassi fosse alla ricerca della natura incontaminata, ma è lo stesso fotografo a spiegare , che non è interessato a questo ma al contaminato. In quei luoghi delle più remote località della costa artica Galassi ha ritrovato il DNA dell’architettura del profondo mid west americano.

Quei luoghi lo colpiscono perché sono una specie di sfida alla sopravvivenza che l’uomo lancia alla natura. Durante la serata inaugurale il fotografo ha raccontato come, trovandosi difronte alla luce perenne , diversa da quella che è protagonista delle sue opere precedenti , si è adattato alle circostanze e ne ha prodotto un progetto che non si allontana però dall’attenzione concettuale che lo riguarda.

Galassi fotografa strade, edifici spazi vuoti dove la presenza umana è evidente ma mai esplicita, qualche volta un veicolo o una finestra illuminata ci parlano di un paesaggio urbanizzato che a prima vista potrebbe sembrare abbandonato.

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Ancora una volta il centro concettuale della sua ricerca, pur se con uno stile molto diverso dai suoi lavori precedenti (l’uso del colore per esempio rispetto al bianco e nero , lenti diverse etc…), rimangono la forma geometrica, le linee ed i rapporti che li legano.

Galassi durante la serata non si è sottratto neanche alle curiosità tecniche dei presenti : obiettivi usati, modalità di scatto, uso della luce, post produzione etc….

Edifici, architettura, luoghi umani senza uomini, in un angolo di mondo che inaspettatamente e paradossalmente ne ricorda un altro così distante da tutti i punti di vista: Norvegia e Texas.

Da tutto questo Galassi mette insieme un corpo ricco e coerente di immagini e ne nasce anche un libro molto ben fatto dal design sottile, di medie dimensioni ma che da un enorme spazio alle immagini.

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Dal 27 febbraio alla Laica Store -Roma

Via dei Due Macelli, 57 – 00187 Roma

Biocities di Carlo d’Orta

di Antonella Simonelli

Carlo D’Orta viaggiatore e fotografo da oltre quarant’anni, nasce a Firenze nel 1955 vive e lavora a Roma. Tra il 2003 e il 2012 frequenta corsi avanzati di pittura oltre ad un master in fotografia all’Istituto Europeo IED di Milano. Dopo un approccio documentario passa ad una fotografia caratterizzata da una ricerca di astrazione e addirittura ad una visione metafisica-surrealista.

Nel suo lavoro Biocities Carlo D’Orta racconta le architetture come quadri di astrazione contemporanea.

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Strabilianti sono le consonanze pittoriche con Malevic, El Lissisky, Mondrian, Rothko, Peter Halley ed altre.

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Come è palese in Berlino BGL 10 le sue foto esprimono un fortissimo rigore formale che lo avvicinano al Neoplasticismo.

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Le fotografie di questa serie potrebbero sembrare dei collages, ma sono invece ottenute attraverso particolari posizioni di scatto e attraverso una forte compressione prospettica con l’ausilio di potenti zoom, come dimostra l’opera ambientata presso la stazione Tiburtina di Roma.

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Gianluca Marziani definisce Carlo D’Orta “Il biologo del paesaggio contemporaneo che scava sotto il primo strato dell’apparenza urbana.”

Le foto di D’Orta non raccontano l’immagine reale dell’edificio ma esprimono strutture architettoniche attraverso segni e giochi cromatici. Ci troviamo difronte ad un’analisi biologica della città dove ad essere indagato è una sorta di DNA dell’edificio stesso e non come semplice contenitore di vite altre.

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 source: www.carlodortaarte.it

 

Frammenti di Bruno Cattani

di Antonella Simonelli

Ancora per pochi giorni è possibile visitare presso Officine Fotografiche a Roma la mostra “Frammenti” di Bruno Cattani.

Sono frammenti della memoria quelli che Cattani ci propone in questa mostra dalle dimensioni oniriche e surrealiste.

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Le immagini dell’autore sono capaci di evocare ricordi che ognuno di noi ripone in un angolo del proprio inconscio.

Cattani con un linguaggio preciso, che lo connota e che è divenuto ormai inconfondibile, riesce a smuovere dentro di noi quei sentimenti di nostalgia per tempi e luoghi che non sono i nostri, che non abbiamo mai conosciuto ma che nonostante ciò ci appaiono così familiari.

Immagini di un grande cavallo a dondolo solitario in un angolo di giardino, caroselli che volano nel cielo, una giostra sospesa su uno sfondo irreale, tre tonni che sbucano su un frammento di muro sono ricordi che il fotografo di Reggio Emilia raccoglie nei suoi viaggi, ma sono anche i ricordi di tutti noi.

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“Una fotografia “ dice Cattani “può svelarci cose che fino al momento in cui la guardiamo erano rimaste nascoste, celate nell’apparente ordinarietà del reale, e che solo quel congegno diabolico racchiuso nella macchina fotografica (attraverso la scelta di una certa inquadratura, dentro una certa luce) riesce a cogliere….”

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Officine Fotografiche Via Giuseppe Libetta,1-00154 Roma

27 ottobre -17 novembre

source: officinefotografiche.org

“Viaggi dell’anima” di Giampiero Marcocci

di Antonella Simonelli

 Fino al 2 ottobre è possibile visitare la mostra fotografica di Giampiero Marcocci   “Viaggi dell’anima” presso la Galleria Gallerati a Roma.

E’ una mostra che recupera il senso originario della fotografia come memoria e ricordo anche se il ricordo e la memoria che interessano l’autore sono quelli relativi alla propria anima.

La favola della vita dove trovano posto i ricordi, l’amore, l’infanzia, la nostalgia ma soprattutto il sogno. L’autore si confronta continuamente con il sogno come elemento di lettura dell’animo umano. Non una fuga dalla realtà però, come si potrebbe pensare, ma un grosso attaccamento all’esistenza

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E tutto questo percorso fotografico Marcocci lo fa sperimentando di volta in volta nuove modalità espressive che gli permettono di raccontare ogni volta emozioni diverse. Ogni immagine ha una forza al suo interno che entra in empatia con l’osservatore.

La leggera velatura presente nella maggior parte delle fotografie è strumento per farci immaginare un passato lontano e malinconico, sognante e surreale.

Le immagini sono proposte in formati diversi e con montaggi diversi.

Sentiamo il rumore delle onde, il profumo dell’amore, la nostalgia dell’infanzia, la leggerezza delle nuvole, i silenzi.

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7 settembre – 2 ottobre 2017

Source: www,galleriagallerati.it

’77 UNA STORIA DI QUARANT’ANNI FA

di Antonella Simonelli

Dal 24 settembre 2017 fino al al 14 gennaio 2018 presso il Museo di Roma in Trastevere sarà possibile visitare la mostra “77 una storia di quarant’anni fa nei lavori di Tano D’amico e Pablo Echaurren” promossa da Roma Capitale-Assessorato della crescita culturale-Sovraintendenza Capitolina ai beni Culturali ,organizzata dal Centro Sperimentale di Fotografia adams e curata da Gabriele Agostini.

La mostra attraverso le immagini fotografiche di uno tra i maggiori fotografi italiani Tano D’Amico e attraverso le opere di uno dei più interessanti artisti dell’arte contemporanea Pablo Echaurren prende le mosse dal rapporto tra arte, politica e ideologia e l’uso che i movimenti antagonisti facevano delle avanguardie artistiche del 900. Da questo presupposto racconta i fatti, gli eventi e le persone protagoniste di un particolare momento della nostra storia : il ’77.

La mostra non ha una struttura storico-cronologica degli avvenimenti ma una struttura tematica e si incentra intorno ad alcuni nuclei tematico-emozionali tipo le facce, le feste, la donna, il rapporto uomo-donna, l’opposizione, la morte, il sangue, le lettere, la comunicazione alogica, la poesia visiva, la creatività urbana…. mezzi migliori per raccontare il linguaggio dell’epoca.

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La mostra contiene circa 200 opere ed è corredata dall’uscita di un libro “Il Piombo e le Rose “-Utopia e creatività del movimento 77- edito da Postcart, proiezioni di filmati, ed una postazione informatica per la consultazione di stampa e quotidiani dell’epoca. Inoltre durante lo svolgimento della mostra sono previsti tre seminari tematici con giornalisti, storici, storici dell’arte e protagonisti del movimento e ancora verrà proiettato il film “ Indiani Metropolitani “ della regista Antonella Sgambati.

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Museo di Roma in Trastevere   Piazza di Sant’Egidio, 1 – Roma (RM)

Dal 24/09/2017 al 14/01/2018

source: www.oggiroma.it

Un ponte per la fotografia

Si inaugura giovedì 22 giugno alle ore 18.00 la Collettiva dei soci di Officine Fotografiche Roma presso il Sovrappasso della stazione metropolitana Garbatella.

Anche quest’anno nell’ambito del Festival Fotoleggendo è stato dato spazio ad una parte delle produzioni degli iscritti all’Associazione.

Tra i lavori selezionati per la mostra anche quelli di Antonella Simonelli e Letterio Fazzari due soci del nostro Circolo PhotoUp.

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di Antonella Simonelli

Torna la XIII edizione di Fotoleggendo , il Festival della fotografia organizzato e prodotto da Officine Fotografiche Roma sotto la direzione artistica di Emilio D’Itri.

Storie è il tema di questa ultima edizione e sarà trattato nei modi e negli aspetti più diversi ,che vanno dalle narrazioni intime a quelle di natura storica e politica.

Moltissime le mostre che saranno presenti al Festival . Larry Fink, Laia Abril, Tamara Dean, Lorenzo Castore….sono alcuni degli gli autori che esporranno negli spazi della Pelanda Factory del Museo Macro Testaccio nel weekend inaugurale, ma tanti altri sono gli autori presentati gia dalla settimana precedente nel Circuito delle gallerie che aderiscono al Festival (Matèria, ROAM Gallery, WSP Photography, ISFCI, LEPORELLO, 001, …).

Durante le giornate inaugurali sempre alla Pelanda accanto alle mostre ci saranno anche incontri, premi e letture portfolio da parte di più di venti lettori tra photoeditor, critici, curatori, giornalisti ed esperti del settore.

Inaugurazione il 16/17/18 giugno allo Spazio Factory della Pelanda-Museo Macro Roma

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Alfabeto Fotografico Romano

di Antonella Simonelli

Alfabeto Fotografico Romano è il titolo della mostra organizzata dall’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione e dall’Istituto per la grafica ospitata a Palazzo Poli a Roma dal 16 maggio al 2 luglio.

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Un viaggio nel tempo tra passato e presente fatto di 300 fotografie fornite da 30 archivi fotografici (Sovraintendenze, Biblioteche, Musei come i Musei Vaticani ed il Maxxi…..) selezionate tra milioni di immagini.

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La storia della fotografia a Roma quindi ,attraverso i contributi dei principali fotografi del panorama italiano ed internazionale. Il percorso infatti inizia dai pionieri di questa arte come Eugène Constant, Giorgio Sommer, John Henry Parker, e poi Giovanni Gargiolli….che scattarono e diffusero in tutta Europa immagini romane e prosegue con fotografi contemporanei come Luigi Ghirri, Gianni Berengo Gardin, Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Letizia Battaglia, Guido Guidi, Elisabetta Catalano…..

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Così si snoda L’Alfabeto Fotografico Romano, intorno a 21 temi ,uno per ogni lettera del nostro alfabeto (Acqua, Bellezza, Cronaca, Danni, Esplorazioni, Festa, Giochi, Habitat, Incontri, Lavoro, Mostre, Nudo, Oltremare, Potere, Quotidianità, Radici, Spettacoli, Trasporti, Urbanistica, Viaggi, Zibaldone) .Parole che non definiscono categorie o generi fotografici ma che evocano suggestioni finalizzate a fare emergere fatti ed opere il più delle volte sconosciuti e inesplorati .Insomma un archivio fotografico unitario che ha lo scopo di offrire allo spettatore la ricchezza del patrimonio fotografico italiano.

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Palazzo Poli-Via Poli, 54 (Fontana di Trevi)-Roma

Dal 16 maggio al 2 luglio

Ore 14-19   ingresso gratuito

source www.arte.it ; https//www.tgtourism.tv