di Paola Bordoni
Segnalato al progetto FIAF Presidenti Talent Scout 2019 da Roberto Rossi, presidente del Club Fotografico Avis di Bibbiena, Andrea Valenti presenta tre portfolio ed una ventina di foto singole. Il tessuto connettivo che tiene insieme tutte le immagini, oltre alla quasi totale scelta dell’acromatismo, è la sospensione della struttura spazio-tempo che crea un potente senso di isolamento e distacco dal mondo reale.
Nel portfolio “C’è qualcosa di strano sotto quel cielo” la presenza della religione a Gerusalemme, città sacra per cristianesimo, ebraismo ed islam, diventa una continuitàinfinita, atemporale ma con ‘valori tattili’, secondo la nota espressione coniata Bernard Berenson, che abbattono i confini e le differenze tra le diverse fedi religiose. Davanti al muro del Pianto, la pietra del Santo Sepolcro e la roccia di Maometto si ripete un eterno rituale spirituale ed emozionale, identico nei modi, nei gesti, nei suoni e nei sospiri, che svela uno straordinario terreno d’incontro tra gli uomini.
Il fotografo ama ombre dure e chiuse, dove la luce netta serve solo da contrappasso al nero ed annulla le identità dei singoli perché la narrazione è rivolta all’antico sentimento del sacro che intride le pietre, i vicoli, le piazze di Gerusalemme mescolandosi agli odori di spezie e di incenso.
Nel portfolio “Ready for the sea” è sempre il bianco e nero dai netti contrasti lo strumento per raccontare la storia di un percorso verso il mare come meta ideale ma non necessariamente da raggiungere. Il viaggio può essere tante cose, turismo, fuga, spostamento ma quello di Andrea Valenti è soprattutto corporeità, coscienza della propria fisicità in assenza di luogo dove il mare, la destinazione d’arrivo, è riconoscibile solo in labili tracce. Nello sfondo cupo, che annulla lo spazio, il corpo, dai tagli stretti, diventa una sorta di viaggio mentale, vertigine del sentirsi vivi e felici perché, come scrisse Seneca nelle lettere al suo amico Lucilio “è l’animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi”. Nello stile straniante del fotografo il corpo umano, con le sue ‘imperfette’ perfezioni dalla nitidezza iperdescrittiva, si immerge nella negazione spaziale del buio, con ironica allegria sulle incongruenze e debolezze umane, restituendo al tempo stesso la percezione dell’empatia tra le persone, dell’odore degli olii solari, della pelle arrossata, della sabbia ruvida.
In Google Maps la funzionalità “Live View”, titolo del terzo ed ultimo portfolio, aiuta a non perdere l’orientamento nel cammino ed a raggiungere la meta. Le immagini che il fotografo presenta cercano di indicare la traccia, come tante briciole di Pollicino, per ritrovare il percorso smarrito dall’individuo e per riconquistare i benefici dello stare a contatto con la natura, rinnovando l’equazione di felicità e bellezza, che troppo spesso in quest’era ipertecnologica abbiamo perso.
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