Islanda: acqua, terra, ghiaccio, fuoco di Franco Brilli

Difficile scegliere delle foto tra quelle di un viaggio estivo in Islanda. Tante le suggestioni, i ricordi le emozioni che una terra come questa ti può dare. Impossibile sintetizzarle in 15 immagini.

Il passaggio da un ghiacciaio a un gaisyr ti dice subito dell’estrema varietà di fenomeni che possono avvenire qui. E se uno dice stabilità, fermezza, pace, candore, freddo, l’altro comunica che lì sotto c’è un mondo in fermento che ribolle e che ha bisogno di sfogare la sua forza in forma di vapore, fango e lava che, uscendo, scioglie il ghiaccio e crea fiumi irruenti e cascate impressionanti. Questi fumi e vapori formano nebbie nelle quali si fanno appena vedere le forme fantasmagoriche di scogli, pietre, iceberg e capisci perché la mitologia e le favole qui hanno avuto vita facile. E poi la natura viva, i fiori, le piante, gli animali. E mentre cerchi di fotografare una pulcinella di mare ti affacci a guardare l’oceano e vedi un’orca che insegna a cacciare al suo cucciolo. E infine i paesaggi struggenti della bassa marea, dei fiordi e dei tramonti infiniti di questa estate boreale.

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Assenze di Franco Brilli

Ho attraversato parte degli stati del west e mi sono imbattuto in spazi immensi e davvero poco frequentati ma anche in città molto grandi eppure piene di vuoto, di assenza o di micro presenza umana anche in posti insospettabili come i Casinos di Las Vegas o le spiaggie di Los Angeles. Allora mi è tornata alla mente la frase del mio mito letterario di gioventù, Jack Kerouac, il quale ne “I vagabondi del Dharma” dice: “Sono il vuoto, non sono diverso dal vuoto, né il vuoto è diverso da me, in realtà il vuoto sono io”.

Gli americani sono così. Sanno di essere a contatto con il vuoto e con l’assenza. Sanno che la possibilità di passare da una vita normale a quella di un homeless è sempre dietro l’angolo; sanno che se stai male e non hai soldi o l’assicurazione puoi cadere nel vuoto dell’indifferenza; sanno che spesso quando hai vent’anni il governo ti chiama e ti tocca partire per una guerra in posti che non sai neanche dove sono e dove può anche capitarti di morire e la tua assenza sarà riempita con una bandiera, in mezzo ad altre mille, nel giardino di una scuola.

Per dire tutto questo ho cercato i luoghi più significativi e più pieni di umanità: le highways, i bar, i campi di basket, i luoghi turistici, le spiagge. Ho cercato i momenti di maggiore assenza e ho deciso di desaturare le immagini per accentuare la sensazione di sproporzione tra la grandezza degli spazi e la mancanza di persone, nonostante i segni della loro attività. Un modo diverso, spero, di raccontare un Paese davvero straordinario ma ancora pieno di contraddizioni.

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