Ho attraversato parte degli stati del west e mi sono imbattuto in spazi immensi e davvero poco frequentati ma anche in città molto grandi eppure piene di vuoto, di assenza o di micro presenza umana anche in posti insospettabili come i Casinos di Las Vegas o le spiaggie di Los Angeles. Allora mi è tornata alla mente la frase del mio mito letterario di gioventù, Jack Kerouac, il quale ne “I vagabondi del Dharma” dice: “Sono il vuoto, non sono diverso dal vuoto, né il vuoto è diverso da me, in realtà il vuoto sono io”.
Gli americani sono così. Sanno di essere a contatto con il vuoto e con l’assenza. Sanno che la possibilità di passare da una vita normale a quella di un homeless è sempre dietro l’angolo; sanno che se stai male e non hai soldi o l’assicurazione puoi cadere nel vuoto dell’indifferenza; sanno che spesso quando hai vent’anni il governo ti chiama e ti tocca partire per una guerra in posti che non sai neanche dove sono e dove può anche capitarti di morire e la tua assenza sarà riempita con una bandiera, in mezzo ad altre mille, nel giardino di una scuola.
Per dire tutto questo ho cercato i luoghi più significativi e più pieni di umanità: le highways, i bar, i campi di basket, i luoghi turistici, le spiagge. Ho cercato i momenti di maggiore assenza e ho deciso di desaturare le immagini per accentuare la sensazione di sproporzione tra la grandezza degli spazi e la mancanza di persone, nonostante i segni della loro attività. Un modo diverso, spero, di raccontare un Paese davvero straordinario ma ancora pieno di contraddizioni.
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