di Antonella Simonelli
Si è aperta a Torino il 3 marzo scorso la mostra fotografica “L’Italia di Magnum” presso CAMERA Centro Italiano per la Fotografia, curata da Walter Guadagnini con la collaborazione di Arianna Visani e sarà visitabile fino al 21 maggio 2017.
Oltre 200 immagini ad opera di 20 autori da Bresson a Paolo Pellegrin raccontano gli eventi, i personaggi e i luoghi d’Italia dal dopoguerra ad oggi.
Introdotta da un omaggio a Henry Cartier Bresson e al suo viaggio in Italia negli anni 30, la mostra inizia con una serie di Robert Capa dedicata alla fine della seconda guerra mondiale che mostra un paese in rovina e una di David Seymour che nel 1947 riprende i turisti che tornano a visitare la Cappella Sistina. Troviamo poi immagini di Cinecittà, il trionfo di Cassius Clay, le Olimpiadi del ’60, i funerali di Togliatti e la spiaggia di Cesenatico con la sua mitologia. E ancora gli scatti sugli anni ’80 di Scianna, le immagini delle drammatiche giornate del G8 di Genova , la morte di Giovanni Paolo II ed i luoghi simbolo della cultura italiana Piazza S. Marco, il Duomo di Milano etc….
Un omaggio a Magnum Photo, la storica agenzia fotografica, in occasione del settantesimo anniversario dalla sua fondazione. In Italia oltre a Torino anche altre due città renderanno omaggio all’agenzia fotografica internazionale: Cremona al Museo Violino con “Life Magnum: Il fotogiornalismo che ha fatto la storia” (4 marzo-11 giugno) e Brescia (7marzo- 8settembre) con tre mostre nell’ambito della prima edizione del Brescia Photo Festival 2017.



Source: www.tgcom24.mediaset.it/
Di tutt’altro stampo la mostra “L’Immagine Latente” di Teresa Mancini a Roma presso Spazio Movimento dall’1 marzo all’1 aprile 2017.
Il visibile e l’invisibile, la velocità delle linee, caratterizzano le immagini di questa fotografa e nello specifico quelle di questa mostra fotografica legata alla persona del grande mimo italiano Romano Rocchi. Romano Rocchi da oggetto ritratto da Teresa Mancini diventa un soggetto fortemente attivo in questa opera fotografica e con la sua performance illustrativa ( che il mimo ha messo in scena durante l’inaugurazione) ci introduce nei processi che hanno generato la mostra.
Sono 8 stampe digitali a colori montate su piuma.
Il lavoro fotografico di Teresa Mancini rientra in una filosofia della fotografia che si è andata affermando negli ultimi anni scaturita dall’avvento del digitale ma anche dall’irruzione sulla scena di un gran numero di autrici donne. Una filosofia che ha cambiato i linguaggi fotografici e i territori dell’immagine. Teresa Mancini con le sue fotografie altera il senso estetico della composizione : lo sguardo rimbalza da una parte all’altra, non abbiamo più la classica profondità di campo accademica ma l’osservatore è simmetricamente speculare all’unico piano focale dettato dalle vibrazioni della luce .
Questo uso del mosso ricorda il fotodinamismo futurista come pure la scrittura automatica ( in questo caso della luce) dei surrealisti.
Se il problema della fotografia contemporanea è quello di saper creare nuove fotografie, l’opera di Teresa Mancini ne è interprete e protagonista con un originalissimo picture style intriso di grande emotività.



Source: www.comunicati-stampa.net/
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