World Press Photo Exhibition 2024

in copertina: La grave crisi ambientale globale. La siccità in Amazzonia ha avuto un impatto devastante sulle comunità indigene rurali e fluviali. Un pescatore attraversa il letto asciutto di un ramo del Rio delle Amazzoni, vicino alla comunità indigena di Porto Praia.

elaborazione testo di Antonietta Magda Laini

World Press Photo, prestigioso contest di fotogiornalismo e fotografia documentaria che dal 1955 premia ogni anno i migliori fotografi professionisti, presenta al Palazzo delle Esposizioni i quattro vincitori globali dell’edizione 2024 scelti fra fotografie e progetti inviati da 130 Paesi.
Documentate le principali problematiche attuali: conflitti, conseguenze prodotte da scelte politiche criminali, migrazioni, crisi climatica e scomparsa specie.
Quattro categorie dunque: Foto singole, Storie, Progetti a lungo termine e Open Format per ognuna delle sei zone del mondo: Africa, Asia, Europa, Nord e Centro America, America del Sud, Sud Est Asiatico e Oceania.

World Press Photo of the Year del palestinese Mohammed Salem con la foto “Una donna palestinese stringe il corpo di sua nipote” scattata nell’obitorio dell’Ospedale Nasser.

Ad aggiudicarsi il premio World Press Photo Story of the Year è stato il fotografo Mads Nissen con la sua storia “The Price of Peace in Afghanistan”. Il lavoro porta alla luce le difficoltà quotidiane del popolo afghano sotto il regime dei talebani.
Donne e bambine chiedono l’elemosina fuori da una panetteria nel centro di Kabul

Ragazzo mostra la cicatrice dell’operazione che ha subito per vendere un rene. La fame e la mancanza di lavoro hanno portato a un drammatico aumento del commercio illegale di organi.

Le Nazioni Unite stimano che il 97% degli afgani viva al di sotto della soglia di povertà: il numero degli sfollati – senza casa a causa del conflitto o che sono stati deportati dai paesi limitrofi – ha superato i sei milioni. Il fotografo Ebrahim Noroozi (iraniano): in un campo per sfollati, alla periferia della capitale afgana, dei bambini fissano una mela che la madre ha portato a casa dopo aver chiesto l’elemosina.

Il World Press Photo Open Format Award è andato a Julia Kochetova con “La guerra è intima” opera che intreccia immagini fotografiche con poesia, clip audio e musica. Vivere la guerra come realtà quotidiana.

Menzione speciale della giuria al fotografo Leon Neal per “Le conseguenze dell’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas al festival musicale Supernova”

Progetto a lungo termine – Le comunità Mapuche – Il ritorno delle voci millenarie. Popolazioni indigene dell’Argentina e del Cile che lottano contro il degrado del loro territorio, i governi che lo permettono e le industrie estrattive.

World Press Photo Storia dell’anno, assegnato alla fotografa Lee-Ann Olwage (sudafricana) per il progetto ambientato in Madagascar che documenta la vita di un uomo di 91 anni, affetto da demenza da 11 anni, denunciando l’assenza di sensibilizzazione nei confronti di questa patologia.

Al Palazzo delle Esposizioni dal 09/05 al 09/06 2024

Boris Mikhailov – artista ucraino al Palazzo delle Esposizioni

Elaborazione testo di Antonietta Magda Laini

BORIS MIKHAILOV
Boris Mikhailov è considerato uno dei più influenti artisti e fotografi contemporanei dell’Ucraina e, più in generale, dell’Europa dell’Est.
Può essere definito un testimone/documentarista dei cambiamenti avvenuti nel suo paese fin dagli anni Sessanta del Novecento e, soprattutto, dopo il disfacimento dell’Unione Sovietica.
E’ riuscito con le sue opere ad esprimere acute critiche sociali: una combinazione di arte concettuale e fotografia documentaria che mette in evidenza le difficoltà della gente comune (emarginazione, povertà, sradicamento).

All’inizio della sua produzione fotografica, metà anni Sessanta, fu licenziato dalla fabbrica in cui lavorava dopo una perquisizione del KGB sul luogo di lavoro.
Da allora si è dedicato interamente alla fotografia, scegliendo di seguire un’estetica anticonformista per opporsi alla visione idealizzata della realtà imposta dall’URSS e teorizzando il concetto di “fotografia di cattiva qualità”: produzione di stampe su carta di qualità scadente, di immagini a basso contrasto, sfocate, con palesi difetti, in opposizione a ciò che proponeva il “realismo socialista”.
Nelle sue fotografie si è servito di sovrapposizioni, ritagli, dittici, creando connessioni fra immagini e immagini e testi.
Mikhailov ha creato diverse Serie a tema, fra le quali
Red (1968-1975) – presenza del colore rosso che richiama il regime nelle coscienze e nella memoria collettiva.


Luriki (1971-1985) – come le immagini di propaganda idealizzano la realtà – Ritratti sovietici

Salt Lake (1986) – immagini di bagnanti sulla riva di un lago inquinato nel sud dell’Ucraina

Case history (1997-1998) – ritratti di diseredati a Kharkiv
National Hero (1992) – dove si serve dell’autocritica e dell’ironia

Al crepuscolo/At dusk (1993) – le strade di Kharkiv. Stampe dipinte a mano con blu cobalto, il colore del crepuscolo, della fame, della guerra e dell’assedio 

Al Palazzo Esposizioni Roma fino al 28 gennaio 2024

Mostra fotografica “Noi e il Serpentone” del Circolo Fotografico PhotoUp

Terza parte

11° pannello

Foto realizzate da Maria Elena Ania, Maria Luisa Giorgi, Sergio d’Alessandro

12° pannello

Foto realizzate da Elisabetta Manni, Lucio Baldelli, Anna Ranucci

13° pannello

Foto realizzate da Maurizio De Angelis, Lucilla Silvani, Anna Ranucci

14° pannello

Foto realizzate da Anna Ranucci, Maria Elena Ania, Lucilla Silvani, Antonietta Magda Laini

Opera murale di Stefania Fabrizi, foto di A.M. Laini

Mostra fotografica “Noi e il Serpentone” del Circolo Fotografico PhotoUp

Seconda parte

6° pannello

Foto realizzate da Massimo Giannetti, Maurizio De Angelis, Elisabetta Manni e Maria Elena Ania

7° pannello

Foto realizzate da Anna Ranucci, Lucilla Silvani, Maria Luisa Giorgi e Elisabetta Manni

8° pannello

Foto realizzate da Sergio d’Alessandro, Lillo Fazzari, Antonietta Magda Laini e Maria Rosaria Marino

9° pannello

Foto realizzate da Antonietta Magda Laini, Maria Rosaria Marino e Lillo Fazzari

10° pannello

Foto realizzate da Maria Rosaria Marino, Antonietta Magda Laini e Massimo Giannetti

Mostra fotografica “Noi e il Serpentone” del Circolo Fotografico PhotoUp

Nell’ambito della Festa per la Cultura 2022, manifestazione organizzata dall’Associazione Culturale Controchiave, il Circolo PhotoUp ha presentato una mostra fotografica per documentare la volontà di trasformazione e di abbellimento del quartiere di Roma sud di Corviale, realizzata anche con Murales, espressione di arte e denuncia politica.

Corviale è stato fin dall’inizio sinonimo di disagio e degrado per i suoi abitanti ma questo aspetto negativo non è legato al fatto di ospitare una struttura abitativa lunga un chilometro (il Serpentone) bensì a quello di non essere stato completato di servizi e di non essere stato reso realmente autonomo.

Sono stati presentati 14 pannelli con 4 fotografie a tema ciascuno. Qui di seguito i primi cinque.

1° pannello

Foto realizzate da Lucio Baldelli, Elisabetta Manni e Maurizio De Angelis 

2° pannello 

Foto realizzate da Paola Bordoni

3° pannello

Foto realizzate da Maurizio de Angelis, Lillo Fazzari, Lucio Baldelli, Maria Elena Ania 

4° pannello

Foto realizzate da Sergio d’Alessandro, Maria Luisa Giorgi, Massimo Giannetti

5° pannello  

Foto realizzate da Maria Rosaria Marino, Lillo Fazzari, Maria Luisa Giorgi, Lucio Baldelli

Mostra fotografica: Noi e il Serpentone

Anche quest’anno saremo ospiti della Ventinovesima edizione della “Festa per la Cultura”, manifestazione culturale organizzata dagli amici dell’Associazione Culturale Controchiave. L’evento si svolgerà il 24-25-26 giugno all’interno del parco della Scuola Principe di Piemonte, Via Ostiense 263.

Quest’anno esporremo una serie di scatti di Corviale, soprannominato Serpentone. Una visione personale del quartiere romano spesso oggetto di degrado ma che ci ha riservato molte sorprese. Il progetto è nato a seguito di un’iniziativa di alcuni residenti che prevedeva interventi di riqualificazione focalizzati sulla Galleria Tabacchi (Lotto IV). Tra questi la realizzazione di murales ad opera di alcuni street artists. È qui che inizialmente ci siamo focalizzati, per poi ampliare il campo della nostra attività alle altre zone del “Serpentone” tra le quali la mostra delle memorie, la piazzetta con i laboratori artigianali, l’anfiteatro e gli ambienti residenziali all’interno del complesso.


Margaret Bourke-White

di Elisabetta Manni

Dopo Milano, arriva a Roma la retrospettiva sulla fotografa Margaret Bourke-White: “Prima, donna”, in esposizione fino al 27 febbraio 2022 al Museo di Roma in Trastevere.

Ed è proprio con lei che vogliamo cominciare una raccolta dedicata alle fotografe che hanno lasciato il segno nel mondo della fotografia. Non è un caso se abbiamo voluto iniziare proprio con lei. Margaret Bourke White, infatti, viene considerata la prima donna fotografa, la prima ad entrare nel Pantheon dei grandi fotografi della rivista LIFE.

“Se ti trovi a trecento metri di altezza, fingi che siano solo tre, rilassati e lavora con calma”

Figlia di mezzo di una famiglia borghese del Bronx, inizia a studiare biologia al college; immediatamente, intuisce che il suo posto non è il laboratorio, ma il mondo. Si avvicina alla macchina fotografica un po’ per caso. Durante la sua infanzia non ebbe modo di sperimentare con la fotografia, si limitava ad osservare il padre, un inventore, che abitualmente si interessava di macchine fotografiche in cerca di una nuova invenzione.

Lasciato il college, a venti anni intraprende la carriera fotografica aprendo il suo studio fotografico. Inizia a cimentarsi nella fotografia industriale e le sue foto attirarono subito un cospicuo numero di clienti. Con la macchina fotografica riusciva a donare sinuosità e morbidezza a materiali come acciaio e ferro; tubi e ciminiere si trasformavano in forme astratte e oniriche. Le fabbriche erano un luogo confortevole; il fuoco non lo temeva, anzi si avvicinava pericolosamente pur di portare a casa lo scatto perfetto.

Nel 1929 viene contattata da Henry Luce, caporedattore del Time, per collaborare alla nuova rivista, Fortune. Non ci volle molto per farsi notare, infatti, qualche anno dopo, la sua foto della diga di Fort peck, in Montana, venne pubblicata come immagine di copertina. Prima di allora nessuna fotografa aveva avuto una foto pubblicata in un giornale così importante come il TIME. Inevitabilmente segnò una svolta storica nel campo della fotografia soprattutto per le donne. Erano gli anni ’30 e anche in una nazione moderna come gli Stati Uniti d’America le donne dovevano lottare per far valere il proprio lavoro. Quindi, la foto di copertina, oltre ad essere una foto valida, diventava un simbolo per tutte le fotografe.

L’audacia di Margaret Bourke-White non si fermò. Continuò la sua prima passione, la fotografia industriale, ma allo scoppio della seconda guerra mondiale si ritrovò in Europa come fotografa di guerra. Una delle foto più importanti che scattò durante la sua carriera fu quella scattata durante il suo soggiorno a Mosca. Era il 1941 e Margaret Bourke-White fu l’unica fotografa e l’unica straniera a riuscire a fotografare Iosif Stalin in URSS. L’unica americana in URSS.

All’età di cinquant’anni le venne diagnosticato il Parkinson. Nonostante ciò, continuò a fotografare fino a quando la malattia glielo permise. Proprio durante questo periodo si avvicinò alla scrittura lasciandoci in dono la sua autobiografia “il mio ritratto”.

Nel 1989 l’attrice Farrah Fawcett interpreta la fotografa nel film autobiografico “Double exposure: the story of Margaret Bourke-White”, regia di Lawrence Schiller.

Video della mostra”Il Circolo Fotografico PhotoUp si racconta: sfida all’ultimo scatto”

Lavoro collettivo dei soci di PhotoUp

Video realizzato da Giuseppe Giovine

Il circolo, nel mese di luglio 2021, ha presentato alla ventottesima edizione della “Festa per la Cultura”, manifestazione organizzata dall’Associazione Culturale Controchiave, una raccolta di foto dei soci relative ai contest proposti nel circolo in questi anni.

Le foto della mostra sono state montate in un video che viene qui proposto.

75° Congresso Nazionale FIAF – Inaugurazione mostra fotografica “Cronache Quaranteniche”

Foto e testo di Sergio d’Alessandro

Nei giorni 16,17 e 18 luglio 2021 si è svolto a Bibbiena il 75° Congresso Nazionale della FIAF, nel programma delle tre giornate è stata inclusa l’inaugurazione della mostra dedicata al progetto fotografico collettivo “Cronache Quaranteniche – diario fotografico di un anno di pandemia” organizzato dal CIFA. La cerimonia di inaugurazione è stata aperta dall’intervento del Presidente della Fiaf Roberto Rossi a cui si sono susseguiti quelli del Direttore del CIFA, Claudio Pastrone, e della Direttrice Responsabile della rivista FOTOIT, nonché membro del Consiglio Nazionale della Fiaf, Cristina Paglionico.

Il Circolo Fotografico PhotoUp ha partecipato con un lavoro collettivo a cui hanno contribuito 9 soci del circolo: Anna Ranucci, Maria Elena Ania, Lucilla Silvani, Elisabetta Manni, Antonietta Magda Laini, Stefano Marcovaldi, Lucio Baldelli, Maurizio De Angelis e Sergio d’Alessandro. La foto “Anche loro sfioriranno” di Lucilla Silvani è stata selezionata ed esposta alla mostra. Mentre, le foto di Anna Ranucci ed Elisabetta Manni hanno avuto un loro piccolo spazio all’interno della mostra entrando a far parte di due dei cinque pannelli dove sono state apposte alcune delle foto partecipanti. Questi foto-collage hanno dato la possibilità a molti di essere comunque parte della mostra.

In basso al centro, “Anche loro sfioriranno” di Lucilla Silvani

Nel corso dei tre interventi è stata rimarcata la grande adesione dei fotografi nonostante i tempi, tra il lancio del progetto e i termini di consegna, fossero più brevi del solito. Un altro aspetto che è stato messo in risalto è, come questo difficile periodo sia stato raccontato dai partecipanti con foto apparentemente semplici, orientate alla quotidianità dentro casa, sul lavoro, nella gestione dei bambini, degli anziani e delle persone più fragili. Tra queste vorrei citare: la serie fotografica dei ritratti delle infermiere, di Giuseppe Misesi (La cura in uno sguardo), posizionate al piano superiore di fronte alle sale espositive in modo che fossero visibili da ogni stanza; una serie di foto che abbinano la pagina di giornale ad un gesto quotidiano (Andrea Colleoni – Lockdown e Vincenzo Bianco – Quotidianità sospesa, per citarne due); una serie di foto sulla difficoltà di poter essere vicini ai parenti in RSA (Valerio Pagni – La stanza degli abbracci, per citarne una). Inoltre, lungo il corridoio, tra il piano terra ed il piano superiore, sono stati appesi dei fogli di calendario a ricordare il tempo trascorso, con le date che vanno da marzo 2020, inizio dell’emergenza sanitaria, fino ad oggi.

A destra “Surreale” di Anna Ranucci, a sinistra “Agoraphobia” di Elisabetta Manni


La mostra resterà esposta al CIFA – Centro Italiano della Fotografia d’Autore fino al 05 settembre 2021.

Orari:
da martedi a sabato 9.30/12.30 e 15.30/18.30
domenica 10.00/12.30
Sabato e domenica su prenotazione.

Centro Italiano
della Fotografia d’Autore

Via delle Monache, 2
Bibbiena (Arezzo)

http://www.centrofotografia.org/mostre/introduzione/48

“Cronache Quaranteniche” – CIFA, Bibbiena

Sabato 17 luglio, in occasione del 73° Congresso Nazionale dell FIAF a Bibbiena, verrà inaugurata la mostra dal titolo “Cronache Quaranteniche – diario fotografico di un anno di pandemia”.

A Gennaio 2021 la FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) ha deciso di aprire una Call fra tutti i soci (e non) per raccogliere gli scatti più significativi e comporre un diario quotidiano del periodo emergenziale che abbiamo, e che stiamo tuttora vivendo. Un gruppo di soci del nostro Circolo ha deciso di partecipare con un portfolio collettivo che è stato selezionato tra le opere incluse nel volume edito dal CIFA.

Di seguito, alcuni degli scatti che saranno esposti fino al 5 settembre al CIFA (Centro Italiano della Fotografia d’Ature) di Bibbiena.