(seconda parte)
Le immagini fanno parte di un reportage realizzato da Stefano Marcovaldi a Roma, in Piazza del Popolo, dell’etnia Igbo per chiedere l’indipendenza del Biafra dalla Nigeria (30 maggio 2018)
Nel Reportage la Qualità Conta più della Quantità
Finalmente abbiamo una storia per le mani? Benissimo, adesso è da porsi la domanda: come la racconto? Mostro alcuni aspetti di natura tecnica che aiuteranno, senza dubbio, a delineare i contorni di un buon reportage fotografico. La prima cosa di cui dobbiamo parlare è il numero delle foto; come già accennato il numero d’immagini non aumenta la qualità della fotografia di reportage. La maggior parte dei lavori seri ha un numero di scatti che varia sensibilmente tra i 20 e i 40. La foto che apre il reportage è sicuramente una delle più importanti (insieme all’ultima) poiché è quella che deve catturare fin da subito l’attenzione dell’osservatore. La prima foto di un reportage determina il successo del racconto, chi è attratto dalla prima immagine, guarderà anche la seconda e cosi via. Tutte le foto devono essere dotate di una certa autonomia, cioè devono essere in grado di parlare sia da sole sia nel contesto di tutto il reportage. Da qui nasce la necessità di strutturare il lavoro in modo di emozionare con la prima immagine e far riflettere con l’ultima. Non dimentichiamo che nel reportage è necessario cercare spunti; non sempre c’è la possibilità di affidarsi alle regole di composizione, poiché un evento di solito è irripetibile, quella stessa scena non la si rivive mai più. Mentre nel ritratto, si possono aggiustare le luci, ombre, tempi, nelle riprese di un reportage queste sono quasi mai possibili da gestire, la foto perfetta per il reportage arriva quando non te lo aspetti.

Aspetti tecnici della fotografia di reportage
La creatività è fondamentale, ma la tecnica è essenziale. Possedere una buona tecnica e avere una profonda conoscenza dei tagli, dei piani, della composizione è sicuramente un vantaggio. Se si è sviluppato o educato l’occhio difficilmente sbaglieremo , ed avendo una corretta cognizione dell’inquadratura, ogni momento sarà quello giusto per lo scatto. Le regole tecniche dell’arte fotografia non possono prescindere dalla creatività. Certo una bella foto creativa che parla è sempre da preferirsi a una foto tecnicamente perfetta che non dice nulla.

Come organizzare il reportage
Mettere a posto le idee significa puntare ad ottenere un lavoro di qualità.
Adesso alcuni consigli, per dare un senso al reportage:
- Valutare attentamente l’argomento che si intende trattare, considerando il suo impatto sull’osservatore, la sua attualità e la sua utilità sociale;
- Optare per concetti ed idee che si possano rappresentare fotograficamente con facilità o che siano misurabili in termini di contenuto;
- Prendere in considerazione argomenti conosciuti o di cui hai già una un’opinione ben delineata, è sempre meglio evitare parlare di cose di cui non si ha benché la minima idea;
- Evitare, per quanto possibile, reportage che non possano essere raccontati con il bagaglio tecnico posseduto (scarse attrezzature, poche competenze tecniche riguardo l’arte fotografica, scarso accesso alle risorse fotografiche);
- Cercare di dare un senso alla lettura delle immagini ed evitare, di mischiare il senso orizzontale e verticale delle immagini, in questo modo si darà una continuità di formato al reportage;
- Offrire un ciclo di vita all’osservatore: partire da un’immagine per raggiungerne un’altra seguendo una logica ideale; prevedere un inizio e una fine che abbiano un senso cronologico reale e possibile. Alcuni scatti potrebbero variare la loro posizione di collocazione nell’ambito del reportage, ma solo se hanno un senso del tempo accettabile e credibile;
- Esaminare ogni scatto nel contesto del reportage. La migliore scelta è di privilegiare le immagini che aggiungono al reportage un’informazione aggiuntiva rispetto agli scatti precedenti;
- Essere coerenti. Le immagini, quando connesse tra di loro, dovrebbero dare il senso della precedenza e della conseguenza alle altre immagini complementari; niente è meno credibile di un reportage incoerente;
- Evitare sempre e comunque le ripetizioni. Non dovrebbe mai esserci in un reportage serio un’immagine uguale, affine, sussidiaria o surrogata a un’altra immagine già ripresa, l’essenzialità del reportage è una dei fattori chiavi di successo;
- Pensare coerentemente le didascalie ed i titoli, se si decide di servirsene; ogni didascalia dimostra una scelta, un concetto, un’idea che il fotografo vuole “dichiarare”; se i titoli didascalici non convincono o sono pensati a casaccio è meglio mantenere la foto senza titolo, l’osservatore lo troverà da se;
Potrebbero esserci altri accorgimenti da prendere in considerazione, tuttavia quelli sopra rappresentati dovrebbero bastare.Il reportage fotografico, rimane ancora uno dei più difficili lavori di fotografia, poiché tecnica, creatività e momento fotografico devono trovarsi tutti insieme, su un’unica linea perfetta, nel medesimo istante in cui lo scatto avviene per far si che tutto abbia veramente senso.

Stefano Marcovaldi
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