Reportage Fotografico di Stefano Marcovaldi

di Stefano Marcovaldi

REPORTAGE FOTOGRAFICO – Prima parte

Il reportage è un genere fotografico con regole precise, un racconto giornalistico che preferisce la testimonianza diretta.Il racconto che ci si appresta a realizzare deve avere una qualche forma adatta alla pubblicazione sui giornali.
Si desume che ciò che è fotografato sia stato frutto dell’analisi e dall’indagine personale del creatore. Ciò che è riportato o fotografato dovrebbe essere la documentazione di eventi veri e spontanei senza alcun intervento o manipolazione. Ciò non significa che la realtà non possa essere interpretata ma la base dev’essere spontanea, non elaborata o costruita. Siamo alla presenza di quando gli avvenimenti che si raccontano sono identificabili geograficamente e storicamente. Non è un racconto di fantasia, ma un susseguirsi di eventi legati tra di loro da un filo conduttore unico, con un inizio e una fine. Attraverso la fotografia, il fotografo deve guardare ed analizzare quello che accade intorno a lui in un preciso momento, collocando la ripresa che ne risulta in una dimensione logica e narrativa, facilmente comprensibile da chiunque. Un reportage fotografico è una ricostruzione storica un racconto fatto d’immagini con un senso compiuto in grado di suscitare emozioni, scalpore, sgomento, sconcerto; con esso puoi stimolare una reazione, puoi accendere una provocazione. Questo lavoro ha un regista, uno sceneggiatore e un autore della storia che coincidono tutti in unica persona: il fotografo, ed è lui l’unico responsabile del reportage a dare un senso tecnico, estetico e narrativo alla storia che sta per raccontare con le immagini.

La Base del Reportage Fotografico

Come già detto il reportage assomiglia a un libro che parla attraverso le immagini fotografiche. Per comporre questo libro bisogna prendere in considerazione questi aspetti:

  • Raccontare la verità;
  • Sintetizzare la realtà;
  • Costruire l’immagine;

La verità inconfutabile la si racconta con immagini reali, quindi a priori un reportage non dovrebbe raccontare quello che il fotografo vuole, ma ciò che le circostanze che egli vive e vede raccontano. Per questo ci si deve avvalere della sintesi, ossia quella capacità di condensare il tutto in pochi e scelti scatti che parlino di un unico argomento, dove ogni immagine è un preciso pezzo di tutta la storia che si vuole raccontare piuttosto che un’infinità di scatti a volte anche inutili.

Una volta posseduto il progetto, si passa a cercare di capire cosa più serve alla costruzione della storia da raccontare, fuorché della fotocamera, si potrebbe non avere bisogno di tanta attrezzatura, tuttavia si deve anche prevedere scatti pensati attorno alla realtà che circonda, avere a disposizione focali lunghe e corte è l’ideale, in modo da dare una dimensione corretta a tutta la scena da riprendere, ed in ogni caso l’organizzazione di quello che più serve (obiettivi,cavalletti,flash, pannelli riflettenti….) va pianificata con molta attenzione,  prima di iniziare il reportage e non durante il corso d’opera. Che sia un fatto storico, un’indagine giornalistica, un viaggio, un racconto di una vita sociale, un lieto evento o un fatto di cronaca ciò non toglie che il reportage debba avere un’adeguata preparazione preliminare e una pianificazione dettagliata di tutto quello che sarà. Alla base del reportage fotografico c’è la pianificazione e senza di essa si può incorrere nel rischio che, pur avendo avuto idee e intuizioni interessanti, il lavoro finale potrebbe non restituire l’impatto emotivo che ci si aspettava.