Una proposta terminologica di Carlo Delli Prima parte

L’immagine di copertina è di Carlo Delli: “Due pellicani – Shark bay – Australia

 

Gradito ospite sul Magazine è il fotografo Carlo Delli con il suo articolo

Una proposta terminologica

Come siamo diventati Homo sapiens sapiens ? Con un modo nuovo di camminare: il bipedismo perfetto. La mano, libera dalla deambulazione, ha iniziato ad illuminarci la mente, ma sono state poi le parole che formando il nostro principale linguaggio l’hanno finalmente accesa. È propriamente vero che il Verbo ci ha creati! Siamo quali siamo per il nostro linguaggio verbale che non è solo espressivo e comunicativo, come i linguaggi animali, ma è anche descrittivo, espositivo e soprattutto argomentativo-critico.
.   Le singole parole sono essenziali e non secondarie nello sviluppo del nostro pensiero, perché noi pensiamo per lo più usando le parole, e anche quando pensiamo per immagini associamo loro quasi sempre la parola. In più è fondamentale sapere che le parole hanno anche un grandissimo potere inconscio: ci condizionano sempre e molto anche senza che ce ne rendiamo conto.
.   Quindi il significato che personalmente attribuiamo a una parola è cosa essenziale e non secondaria. Da tutto ciò deriva che per occuparci con correttezza di un argomento dobbiamo avere a disposizione non solo le parole che lo riguardano, ma soprattutto avere chiaro il loro significato. Cosa intendiamo allora quando pensiamo in noi, oppure quando pronunciamo verso altri, la parola “fotografia”?

Conoscere la storia della fotografia è indispensabile per capirla bene. La fotografia è una di quelle relativamente rare invenzioni così importanti da dividere la storia dell’umanità in un prima e in un dopo.
.   È sempre stata un sogno fin dalle radici della civiltà, una cosa agognata e quasi insperata; ne parlavano già i greci, e in un romanzo del 1700 erano addirittura gli alieni a portare sulla Terra una sostanza che, spalmata su superfici, formava e tratteneva l’immagine della realtà che aveva di fronte.
.    Il punto di partenza imprescindibile dovrebbe essere scontato ma mi pare che qualcuno se lo dimentichi: per fotografare qualcosa questo qualcosa deve esistere materialmente e bisogna averlo davanti all’obiettivo (o comunque davanti alla superficie fotosensibile – penso al foro stenopeico). I fotoni devono realmente e materialmente partire dai soggetti e arrivare sulla superficie fotosensibile: questo rapporto diretto e la sua automaticità sono la novità assoluta e l’essenza della “fotografia”. Infatti per i semiologi la fotografia è un indice, cioè uno “stampo” di ciò che rappresenta, e non ha niente a che vedere ad esempio con la pittura che invece è sempre un simbolo.

Questo punto è molto importante, e quindi lo ripeto riprendendo il confronto con la pittura. La pittura è un simbolo e non potrà che essere un simbolo, non è e non può mai essere un indice. La fotografia invece ha la sua peculiarità nell’essere un indice, ma può ben essere anche un simbolo, sia come fotografia vera e propria sia come immagine ottenuta manipolandola! Ecco qui la forza poderosa della fotografia rispetto agli altri linguaggi rappresentativi! Tra i più importanti linguaggi rappresentativi solo la fotografia ha un rapporto diretto con ciò che rappresenta, solo la fotografia è un indice.

http://www.carlodelli.it/