di Michela Poggipollini
Roma, la mia città, è ricchissima di opere d’arte nei palazzi, nelle gallerie, nei musei ed in altri luoghi ancora che io ho iniziato a scoprire da quando, studentessa di Architettura frequentavo le lezioni di storia dell’arte.
Negli anni successivi cominciai ad appassionarmi anche alla fotografia ed andavo in quei luoghi d’arte come una turista che riporta a casa i ricordi e le emozioni del proprio viaggio.
Presto mi domandai perché riprendere le opere d’arte dal momento che avevo la possibilità di poter tornare a godere degli originali ogni volta che volevo e sfogliare libri le cui immagini erano senz’altro migliori e più ricche di quelle che potevo realizzare io.
Girando per i musei mi accorsi allora che era molto più interessante cogliere le emozioni del visitatore di fronte alle opere d’arte, la sua meraviglia se non addirittura l’estasi per il bello. Tanto era la concentrazione dei visitatori che non si accorgevano di essere ripresi da me, il più delle volte molto da vicino.
Anni dopo, mi accorsi che quello che stavo facendo corrispondeva alla visione che Roberto Cotroneo suggerisce nel suo libro Genius Loci e che è riassunta nel testo presentato come sottotitolo della sua opera:
“le sale di un museo d’arte prevedono un pubblico che guarda le opere ma non un pubblico che osserva un pubblico, eppure tra le prime cose di cui ho dovuto prendere atto, che ha dato origine a questo lavoro è che nel teatro dell’arte la scena non è quella dell’opera ma del pubblico.”
Le immagine presentate sono state riprese nella Galleria Borghese, nella Villa Farnesina e nel Palazzo Altemps.
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