La fotografia nel film “Slumdog Millionaire” – parte seconda

di Erica Cremenich

Nella scena in cui i due ragazzini entrano in un bordello alla ricerca di Latika, Thomas Nievelt, l’elettricista dà al direttore della fotografia Anthony Dod Mantle e agli attori la capacità di muoversi liberamente all’interno della stanza, illuminandola attraverso finestre alte e utilizzando luci 6K HMI contro specchi e pannelli riflettenti. Tale tipico modo di lavorare si adotta, normalmente, nei film danesi del movimento cinematografico danese “Dogma 95”, di cui sia T. Nievelt che A. D. Mantle facevano parte.  Nel film sono presenti molti primi piani che isolano i personaggi e ci permettono di penetrare nella loro dimensione interiore. I primissimi piani, invece, vengono molto usati per riprendere i bambini e conferiscono loro debolezza, mantenendoli in una posizione inferiore rispetto agli adulti. 

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La ripresa dei dettagli non è mai casuale ma particolarmente funzionale alla narrazione.  Molte inquadrature, girate con macchine inclinate, risultano storte, sbieche e, susseguendosi con una ripetitività quasi ossessiva, ben comunicano il senso di provvisorietà e instabilità che caratterizza i personaggi.  Le inquadrature, infatti, sono spesso brevi e veloci di durante appena sufficiente o addirittura insufficiente alla loro lettura per l’alto contenuto emozionale.

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Ognuna di esse è particolarmente studiata, sinergica e, potremmo dire,  ipercinetica. Questo tipo di fotografia ci ricorda quella di un altro grande nome del cinema, Orson Welles. Da un punto di vista prettamente tecnico, le inquadrature del film si sviluppano da posizioni differenti, da più punti di vista della stessa scena. Ci sono, infatti, molti cambiamenti dei punti di ripresa che risultano funzionali soprattutto nelle molte scene d’inseguimento in stile western. 

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Le inquadrature dall’alto “aeree” sono alternate con quelle da terra e i primi piani a piani lunghi e lunghissimi.  Potremmo definire la fotografia, in linea di massima nervosa, quasi da videoclip. Palesemente, in stile videoclip all’occidentale, viene ripresa l’ultima scena di ricongiungimento dei due amanti tramite il balletto in stile bollywoodiano che si svolge sul sottofondo musicale della canzone “Jai Ho!”.