Roberta Basile: Noi Vivi

di Paola Bordoni

Sul nuovo numero di Riflessioni edito dalla Fiaf  sono stati pubblicati le immagini dei finalisti di Portfolio Italia – Gran premio Hasselblad,  accompagnati da un breve testo critico. Ecco alcune immagini di Roberta Basile

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Wikipedia: ”mash-up in termini informatici è un sito od un’applicazione web di tipo ibrido, cioè tale da includere dinamicamente informazioni e contenuti provenienti da più fonti. Viene anche usato in ambito musicale e letterario”. In italiano viene spesso tradotto con il termine “poltiglia” ma forse la versione migliore è quella che indica nel mashing up l’azione di ridurre a pezzi una sostanza per trasformarla in qualcosa di omogeneo. Ed è questa l’azione che Roberta Basile, nel suo portfolio “Noi vivi”,  ha fatto su Napoli e la sua area metropolitana, riducendo in piccoli pezzi e poi unendo in un caleidoscopico progetto le diverse e profonde realtà della società mediterranea con la sua iconografia e la sua ridondanza poetica; una città dove convivono e cozzano realtà diverse, la disoccupazione, il fanatismo religioso, il culto dei media, l’integrazione razziale. La sequenza fotografica, in uno scorrere continuo, è aggressiva, densa di profonde emozioni, con un impatto visivo forte mai filtrato, sottolineato e voluto attraverso un linguaggio fotografico da cronaca in bianco e nero, che fa anche da collante per assemblare immagini di eventi e contraddizioni di una società magmatica e caotica. In questo racconto la fotografa si inserisce, diventandone parte indivisibile, perché questa terra è anche il suo orizzonte quotidiano. Con i suoi scatti dai tagli spesso esasperati, il contrasto graffiante quasi materico, ci restituisce la visione di una città complessa ma profondamente umana liberata dalla retorica e dai luoghi comuni, affrontando il racconto complesso, articolato ma coerente di una società in trasformazione, senza rimanere costretta nei limiti del singolo istante/scatto. La narrazione trova il suo titolo “Noi Vivi” nell’immagine realizzata in un tunnel sotterraneo, utilizzato come rifugio antiaereo nella seconda guerra mondiale, icona riassuntiva di tutto il progetto, quasi un manifesto inciso su di un muro: al di là  dei sacrifici, delle lotte, dei fanatismi, degli stereotipi mediatici cristallizzati, la vita, l’energia interiore  a Napoli non si arrende.