Le mani e la loro gestualità nella fotografia, esempi e significati di Stefano Marcovaldi

di Stefano Marcovaldi

in copertina foto: anonimo

Secondo Aristotele le mani sono una diramazione del cervello. 

Il linguaggio del corpo, e soprattutto delle mani, è importantissimo.

Le mani comunicano.

Le fotografie delle mani sono incisive e comunicative.

Con le mani si parla, si lavora, si trasmette il proprio io al nostro interlocutore. Se il primo contatto che stabiliamo è attraverso gli occhi, sono le mani che raccontano ed evocano ciò che immaginiamo, ed in effetti mentre parliamo spesso le usiamo per costruire intorno a noi ciò che stiamo descrivendo (gestualità).

Sappiamo bene quanto le mani riescano a parlare.

Sono un soggetto inesauribile.

Fotografarle è soprattutto creare una selezione di ciò che abbiamo di fronte un’azione che condensa dentro un rettangolo solo una parte di quello che osserviamo, un dettaglio capace di raccontare tutto.

Non sono scelte facili ci vuole poco a cedere al banale, perché per decidere di lasciare fuori tutto, tranne un solo particolare, ci vuole  capacità e talento.

Ma cosa serve perché un dettaglio funzioni?

Deve avere intanto una forma riconoscibile, si deve capire a cosa appartiene per poter immaginare tutto il resto.

Un dettaglio deve funzionare bene dal punto di vista compositivo: linee e forme devono essere “forti” per poter vedere, con l’immaginazione, quello che non si può o non si vuole mostrare.

Spesso il contatto visivo di chi osserva una foto punta sulle mani, sui loro gesti.

Alcuni esempi:

Alfred Stieglitz

ha raccontato un’artista attraverso il dettaglio delle mani. 

Sono quelle di Georgia O’Keeffe; espressive come sculture. E siamo nel 1919…

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André Kertész

 Bras et ventilateur, New York, 1937.

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Tina Modotti

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Tina Modotti

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Man Ray

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Imogen Cunningham

Self Portrait (1932)

Self Portrait 2, 1932

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