Muro di Berlino di Maria Elena Ania

Oggi  è  di attualità parlare di erigere  “muri” con tutto il  valore simbolico,  ideologico e politico che questo comporta.

 Pensati   come elementi   volti a proteggere e delimitare confini sono controcorrente rispetto a  un mondo interconnesso in cui la rete e i social network sembrano avere lo scopo di eliminare ogni barriera,  facendo correre le idee da un capo all’altro del mondo.

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Le vicende storiche hanno dimostrato che le barriere determinano la condizione in cui   ci si si trova di qua o di là del muro  inclusi o  esclusi. 

Berlino è la città europea  che ha vissuto la sofferenza e la vergogna di vedere diviso il suo territorio da un muro  eretto il 13 agosto del 1961, voluto dalle potenze vincitrici alla fine della seconda guerra mondiale. Il muro doveva essere temporaneo ma rimase in piedi per 28 anni e divenne  simbolo  della Guerra fredda tra USA e URSS.

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A 30 anni dalla caduta del “Muro” dei 155 km di manufatto, le parti rimaste  non rappresentano  più l’aspetto originario,  molte sono conosciuti per i disegni, graffiti alcuni dipinti da artisti famosi .

Delle circa 133 vittime uccise dalla polizia di frontiera nel tentativo di superare il muro militarmente fortificato verso Berlino ovest è stato eretto un Memoriale il “Gedenkstätte Berliner Mauer “.

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Berlino sembra   non voler dimenticare un episodio doloroso della sua storia,  il muro come simbolo di divisione suscita una forte emozione non solo tra i cittadini di Berlino ma del mondo intero.

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