Fotoit dicembre/gennaio. Animali e fotografia di Paola Bordoni ( seconda parte)

di Paola Bordoni

L’uomo non sa di più degli altri animali; ne sa di meno. Loro sanno quel che devono sapere. Noi, no.

Fernando Pessoa

Nel mondo della fotografia contemporanea, cosa è rimasto e come è mutata la naturale fascinazione che, come umani, abbiamo verso gli animali? come si traduce visivamente l’esigenza di ‘rappresentare’ l’alterità ?

Negli ultimi due secoli lo sviluppo industriale e l’intensa urbanizzazione hanno determinato una perdita del quotidiano contatto con la natura e gli animali, che si traduce, in ambito fotografico, in una molteplice e multiforme declinazione del binomio identità/alterità.

Nelle immagini di pubblicità e di moda, gli animali sono da sempre presenti poiché, con i loro significati simbolici, sono profondamente radicati nel nostro immaginario come metafore di vizi e virtù umane, grazie a un antichissimo antropocentrismo che poggia su leggende e fiabe popolari da Esopo a Fedro, da Andersen fino a Disney e all’immaginifico Henry Potter.

12 William Wegman
William Wegman

Da alcuni anni la pubblicità mostra un crescente protagonismo degli animali, che hanno perso l’originario aspetto ludico o fantastico nella rappresentazione visiva per divenire  sempre più soggetti autonomi, inseriti in contesti di vita familiare, con abbandono del tradizionale schema dell’animale/oggetto.

13 Marco Urso
Marco Urso

All’intramontabile reportage descrittivo e illustrativo si è affiancata una fotografia animalista militante, che affronta e documenta l’enorme e negativo impatto antropico e l’insostenibilità, al di là di principi etici, dello sfruttamento degli animali per la sopravvivenza del genere umano.

14 Nick Brandt Inherit the Dust
Nick Brandt

Una nutrita schiera di fotografi narra iconograficamente la complessa, sconcertante e spesso inquietante relazione tra animali umani e animali non umani: Joel Sartore con il progetto Photo Ark, indirizzato a ritrarre 12 mila specie di animali in via di estinzione; Jo-Anne McArthur, con il viaggio emotivamente intenso nello sfruttamento degli animali da parte dell’uomo, il consumatore/predatore più insaziabile del pianeta; Nikita Teryoshin, che con il lavoro Hornless Heritage mostra i gravi effetti della robotizzazione negli allevamenti animali; Nick Brandt, impegnato nella documentazione dell’impatto antropico sull’habitat naturale e sulla necessità di ridefinire l’equilibrio dell’ecosistema attraverso il rispetto di ambienti naturali adatti alle esigenze vitali degli altri esseri.

15 Irene-Kung-Volpe-Bianca-2006
Irene Kung

Nella rappresentazione visiva degli animali se da una parte viene spesso riproposto l’antropomorfismo autoreferenziale, che impedisce di varcare la soglia dell’alterità restituendo un’ icona insipida e infantilizzata del mondo animale, come appare nella moltitudine di immagini di gatti e gattini presenti nella realtà virtuale, dall’altra vi è una visione del tutto estrapolata dallo schema spazio/temporale, come, ad esempio, nelle immagini di Irene Kung, dove la nitidezza cristallina degli animali viene immersa in un non-luogo, avulso dalla natura, un limbo spaziale indefinito e oscuro, dove un diaframma sottile divide il conosciuto dall’ignoto. Lo stesso smarrimento lo ritroviamo nelle immagini del bestiario dell’artista Paola Pivi, dove le leggi, non più della natura ma dell’assurdo, costruiscono un mondo animale in una dimensione straniante, tra realtà e allucinazione.

16 Paola Pivi 2003 senza titolo
Paola Pivi

Nelle immagini fotografiche sembra, quindi, che si sia persa quella capacità di rappresentazione che porta alla considerazione e al rispetto degli animali come “altro che esiste come altro”. Anche nelle immagini naturalistiche sembra che “La natura fatta immagine ormai non va sui media se non è spacciata per un grande campionato, o altre volte per una guerra, o magari per una sit-com o per una galleria di ritratti glamour, comunque una cosa di cui gli animali colti dall’obiettivo siano i campioni, gli irraggiungibili primatisti, gli spietati combattenti, i divertenti attori. La natura sembra ormai essere rappresentabile e guardabile con qualche interesse solo se non somiglia più alla natura, ma alla cultura umana, e non sempre nei suoi aspetti migliori.” (2)

17 National-Geographic-Gorilla
National Geographic

Non sorprende quindi che, nella memorabile campagna pubblicitaria di pochi anni or sono dello stesso National Geographic, da sempre impegnato nella divulgazione della conoscenza scientifica della fotografia naturalistica, gorilla, koala, panda, canguri posino in ironici selfie, pronti per un’autonoma condivisione in rete.

18 Toni Thorimbert Unwittingly I killed that bee
Toni Thorimbert

Secondo lo scrittore e critico d’arte John Berger “ gli animali non ci guardano più”, ma  siamo noi che guardiamo e fotografiamo gli animali senza vederli come esistenze autonome, perché la società contemporanea non rinuncia a dare la propria forma all’ ‘altro’ negando l’antico legame tra la dimensione umana e non umana dei nostri compagni di viaggio. Prova ne sia l’immagine di Toni Thorimbert intitolata “Unwittingly I killed that bee”: il fotografo ha ucciso per caso un’ape e solo per questo l’ha ‘vista’. In un rito di riparazione, l’ha poggiata su un foglio bianco e l’ha fotografata.

Bibliografia:

  1. Massimo Filippi Emilio Maggio – Penne e pellicole – Mimesis Edizioni 2014
  2. Michele Santalmassi – Fotocrazia blog – 11 ottobre 2013
  3. http://www.linkiesta.it
  4. http://www.maledettifotografi.it