di Antonietta Magda Laini
Film del 2017 – Regno Unito – USA
Direttore della fotografia lo statunitense Bill Pope. Sceneggiato e diretto dal britannico Edgard Wright. Interprete principale Ansel Elgort
Musical senza la struttura del musical, come una commistione di generi, ispirato ai “gangster movies degli anni 30” quasi tecnicamente perfetto con una direzione della fotografia che cura e accompagna con precisione ogni singola immagine.
Si tratta di cinema artigianale e, nel contempo, spettacolare di alto livello, con ottimi primi piani e un’efficace fotografia di interni .
E’ la musica che scandisce il tempo del film e stabilisce le inquadrature creando un punto di forza nel rapporto fra sé stessa e le immagini: un’esplosione di note pop e rock (Simon e Garfunkel, Queen, Beach Boys, The Jon Spencer Blues Explosion con il brano “Bellbottoms”, Commodores, Jonathan Richman, Barry White e tanti altri).
Il protagonista soffre di una forma di acufene causata da un incidente avuto da piccolo e, per contrastarla, utilizza cuffie che non toglie mai.
Baby è un asso del volante (guida veloce e spericolata) al soldo di un boss che per sanare un debito lo costringe a fare da autista nelle rapine.
La musica, quindi, assecondando la successione delle immagini, detta il ritmo dei suoi pensieri e delle sue azioni, gli permette di controllare il mondo esterno, rappresentando l’unica alternativa ad una realtà che non saprebbe come sostenere.
Lo “stato d’animo” del film viene offerto da un piano sequenza iniziale che segue il personaggio di Baby dalla strada al quartier generale del suo capo: una lunga ripresa tecnicamente perfetta e inquadrature d’effetto che introducono nel mondo del protagonista.
Gran parte delle soluzioni dovute alle inquadrature e al montaggio seguono la costruzione musicale dei brani, favorendo la loro cadenza armoniosa: la musica diviene, così, non solo commento ma vera protagonista della catena di eventi.
Troviamo sgommate, stridii, tagli sulla leva del cambio e sul volante, fughe contromano, turbinio di colori primari, assoli di chitarra e coreografie dove le vetture si trasformano in ballerine sull’asfalto. Movimenti studiati dagli stunt e fermati da una fotografia del dettaglio.
Il film, come costruzione della struttura visiva, si presenta fluido, in movimento, con ritmo del linguaggio filmico che non utilizza soluzioni da post-produzione: effetti speciali pochi e molto cinema privo dell’immaginario del digitale.
Bill Pope ha collaborato in diverse occasioni con il regista Sam Raimi ed ha curato la fotografia della trilogia di Matrix dei fratelli Wachowski.
Source: wwwcomingsoon.it http://www.mymovies.it http://www.cineforum.it
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