Vita frenetica che si riflette sulle vetrine di oggetti invenduti, inanimati che si lasciano guardare, ammirare, ci incuriosiscono. Due mondi diversi e paralleli, tra l’uno e l’altro lo spazio della nostra mente, del nostro corpo fisico, del vetro che li divide. Non possono entrare in relazione se non fusi su unico piano in un non-spazio e in un non-tempo in quei riflessi che li amalgamano così armonicamente creando atmosfere suggestive e quasi oniriche. Guardando fisicamente le vetrine sorge spontaneo un interrogativo. Sono -come la fotografia stessa – uno specchio del mondo quindi un riflesso del mondo o una finestra aperta sul mondo?




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