Mani che donano, mani che tolgono; mani che lavorano, mani che giocano; mani che gioiscono, mani che danno gioia; mani che sognano, mani che vivono; mani che suonano, mani che traggono il suono della vita. Le mani, come i volti, come gli occhi, si fissano nella mente di chi le guarda e raccontano storie di vita vissuta e progetti di vita futura ed in ogni ruga, in ogni piccolo guizzo di muscoli, esprimono sensazioni e sentimenti che spesso le parole non sanno esprimere: sono fogli di libri, righe di pentagramma sui quali il tempo ha marcato o promette di marcare tutta la gioia ed il dolore, tutta la fatica ed il riposo, tutta la saggezza e la follia della vita irripetibile dell’uomo, infine solo nei suoi abbandoni. Sono solo dettagli, si dirà, parti trascurabili di un tutto. Per me ne sono la sintesi che ci viene silenziosamente narrata, e fa sì che il bambino riconosca ad occhi chiusi le mani della madre e l’anziano stringa la mano della compagna per sentirne fluire tutto l’amore ed il maestro accompagni la mano incerta del bimbo che appena ha preso la penna per la prima volta.



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