Introduzione
Le due immagini che seguono sono frutto del progetto One Shot, un’attività eTwinning in collaborazione tra l’IIS Enzo Ferrari di Roma e l’istituto IES F. Montseny di Valencia. Lo scopo del progetto era portare gli adolescenti a riflettere sulla possibilità dei vincoli nella fotografia. Troppo abituati a scattare senza pensare, i più giovani hanno vissuto il livello zero della fotografia: la tecnica stenopeica. Hanno imparato, da alchimisti, che una scatola di scarpe può diventare una fotocamera. E che la luce è un alleato. E lo sono i liquidi reagenti. Tutto il processo analogico, di cui erano ignari, è confluito in una posa definitiva: organizzare con cura scenario e soggetto; tempi di esposizione di svariati minuti; e poi uno scatto unico; one shot! E il miracolo dell’impressione che si ripete come se fosse stato scoperto per la prima volta.
Il senso della prospettiva

La prospettiva è sempre quella di cambiare lo sguardo su ciò che riteniamo familiare. Se lo sguardo è pigro la realtà è banale. Ma se gli occhi si riempiono di linee e punti di fuga, di colori e fuochi, allora si fa più penetrante. L’occhio scolarizzato sa marinare l’ovvietà di ciò che lo circonda.
Il senso del tempo

Anche se con la fotografia lo sguardo si muove nello spazio, in realtà il fotografo è un manipolatore del tempo. Parafrasando il regista russo Andrej Tarkovskij si potrebbe dire che filmare significa scolpire il Tempo. A ben vedere, fotografare potrebbe avere la stessa valenza.
Allora ecco: è giorno. Tre adolescenti posizionano la loro scatola di scarpe. Si mettono in posa. Attendono che la luce faccia il suo effetto. E dal varco minuscolo della camera stenopeica appaiono trasformate. Come se fossero tre fanciulle di un secolo remoto. Essere per un attimo in un passato che non si è mai vissuto. È questo il vero punto di fuga.
Prof. Leo
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