One Shot di Maria Rosaria Marino

Il progetto eTwinning One Shot è stato il frutto di una stimolante collaborazione tra gli istituti scolastici secondari IIS Enzo Ferrari di Roma e IES Federica Montseny di Valencia.

Al centro dell’iniziativa c’è una profonda riflessione sulla fotografia digitale odierna, che spesso si traduce in un’infinità di scatti senza un’analisi dettagliata e una reale comprensione del processo fotografico.

In principio il progetto ha previsto una serie di attività: presentazione dei membri, dibattito in classe su quanto sia importante riflettere prima di agire, cenni di storia della fotografia, composizione fotografica e uscite fotografiche per mettere in pratica quanto appreso.

Attività di icebreaking How much do you think before acting: i membri del progetto guidati dai docente di italiano/spagnolo hanno dato vita ad un dibattito e riportato su una lavagna le loro riflessioni sull’importanza di riflettere prima di agire.
La 3F, guidata dalla docente di Arte, apprende le basi della storia della fotografia e le principali regole di composizione. Foto di Federica Ferrari.
Alcuni scatti delle uscite fotografiche svolte per mettere in pratica le nozioni di composizione fotografica acquisite. Le immagini sono state caricate sul collage condiviso Rules of Photography.
Prima foto a sinistra e foto in basso di Maria Rosaria Marino, foto in alto a destra di Samantha Bianchi.

A seguire tutti i membri si sono riuniti in una conferenza on line, per scambiarsi giochi virtuali e materiali didattici sui temi fotografici.

Durante la conferenza on line abbiamo anche creato una nuvola di parole da cui sono scaturite le frasi che hanno permesso ad una AI di creare più loghi, tra cui quello che è stato scelto per rappresentare One Shot. Foto di Elisa A.
A destra alcuni particolari del padlet Fundamental of Photography, in cui i gruppi hanno condiviso i loro lavori su temi fotografici. A sinistra alcuni dei giochi proposti dai gruppi per mettere alla prova le proprie conoscenze sulla fotografia.

Ma la vera anima di One Shot è stata la creazione di una macchina stenopeica decorata, generata con l’utilizzo di materiali poveri o di recupero. Una comune scatola di calzature, annerita al suo interno, che ha come obiettivo un quadrato di alluminio ritagliato da una lattina, con al centro un piccolissimo foro e un semplice otturatore.

In seguito sono state prese le misure delle grandezze fisiche coinvolte nel processo fotografico, come tiraggio e diametro del foro. Queste, associate alle caratteristiche della carta fotografica positiva, hanno permesso di calcolare i parametri che influenzano la qualità dello scatto e di realizzare una scheda tecnica da associare al prodotto.

Nelle immagini: in alto a destra la scatola viene annerita con tempera nera o vernice acrilica spray, a sinistra viene praticato un piccolo foro su un lamierino ricavato da una lattina. In basso a destra viene utilizzato un taglierino per forare il coperchio della scatola, a sinistra si prendono le misure dell’ago e della scatola per poter determinare le caratteristiche tecniche della macchina fotografica.

A destra le macchine stenopeiche corredate di disegni e schede tecniche, a sinistra le schede con le caratteristiche tecniche di ciascuna macchina.

Le dodici fotografie realizzate dalle due scuole sono state sviluppate, caricate sul muro digitale condiviso Description and interpretation of the photos e qui descritte dagli autori e commentate dai partner.

A sinistra i tempi e i materiali per lo sviluppo in camera oscura: la carta fotografica positiva, la luce led rossa, l’app per determinare i tempi di esposizione, un foulard nero per avvolgere la scatola e il timer per i tempi del bagno della carta in camera oscura. A destra due momenti in camera oscura.

Al termine del progetto una giuria composta da sedici esperti sia italiani che spagnoli ha decretato la migliore foto stenopeica realizzata.

In figura le fotografie sottoposte al giudizio della giuria di esperti. Vincono a pari merito la foto n° 3 realizzata da Asia e la n° 9 scattata da Ayanara e Ainhoa.

Questa esperienza ha permesso ai membri di One Shot di esplorare in profondità il processo fotografico e di acquisire alcuni dei concetti fondamentali: la formazione dell’immagine nella macchina fotografica, la messa a fuoco, l’angolo di campo e il tempo di esposizione.

Il progetto ha incontrato una serie di difficoltà sia di carattere tecnico che logistico: individuare un locale idoneo all’interno della scuola dove allestire la camera oscura, garantire la stabilità della macchina stenopeica durante lo scatto e soprattutto comprendere le cause dei primi esiti fallimentari e adottare delle valide soluzioni.

L’impegno e la perseveranza di tutti i partecipanti ha permesso di superare ogni ostacolo e l’emozione generata dallo sviluppo in camera oscura ci ha ripagato di tutti gli sforzi.

In sintesi è stata un’esperienza unica che ha unito la teoria alla pratica, ha trasformato l’incredulità in consapevolezza, restituendo alla fotografia la sua magia più autentica.

Prima di concludere vorrei ringraziare la collega spagnola Amparo Morell Marín per la preziosa collaborazione, Stefano Marcovaldi per il supporto tecnico e le collaboratrici scolastiche per l’ausilio e la gestione della camera oscura.

Classe 3F a.s. 24-25 dell’IIS Enzo Ferrari, prof.sse S. Bianchi, F. Ferrari e M.R. Marino.