Elaborazione testo di Antonietta Magda Laini
BORIS MIKHAILOV
Boris Mikhailov è considerato uno dei più influenti artisti e fotografi contemporanei dell’Ucraina e, più in generale, dell’Europa dell’Est.
Può essere definito un testimone/documentarista dei cambiamenti avvenuti nel suo paese fin dagli anni Sessanta del Novecento e, soprattutto, dopo il disfacimento dell’Unione Sovietica.
E’ riuscito con le sue opere ad esprimere acute critiche sociali: una combinazione di arte concettuale e fotografia documentaria che mette in evidenza le difficoltà della gente comune (emarginazione, povertà, sradicamento).

All’inizio della sua produzione fotografica, metà anni Sessanta, fu licenziato dalla fabbrica in cui lavorava dopo una perquisizione del KGB sul luogo di lavoro.
Da allora si è dedicato interamente alla fotografia, scegliendo di seguire un’estetica anticonformista per opporsi alla visione idealizzata della realtà imposta dall’URSS e teorizzando il concetto di “fotografia di cattiva qualità”: produzione di stampe su carta di qualità scadente, di immagini a basso contrasto, sfocate, con palesi difetti, in opposizione a ciò che proponeva il “realismo socialista”.
Nelle sue fotografie si è servito di sovrapposizioni, ritagli, dittici, creando connessioni fra immagini e immagini e testi.
Mikhailov ha creato diverse Serie a tema, fra le quali
Red (1968-1975) – presenza del colore rosso che richiama il regime nelle coscienze e nella memoria collettiva.



Luriki (1971-1985) – come le immagini di propaganda idealizzano la realtà – Ritratti sovietici

Salt Lake (1986) – immagini di bagnanti sulla riva di un lago inquinato nel sud dell’Ucraina


Case history (1997-1998) – ritratti di diseredati a Kharkiv
National Hero (1992) – dove si serve dell’autocritica e dell’ironia

Al crepuscolo/At dusk (1993) – le strade di Kharkiv. Stampe dipinte a mano con blu cobalto, il colore del crepuscolo, della fame, della guerra e dell’assedio

Al Palazzo Esposizioni Roma fino al 28 gennaio 2024
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